

Julien Irilii, La Grand Jorasses, ed il suo XXLite
Published on:
17 Sep 2014
Il francese Julien Irilli, ha portato a termine un'impresa fantastica a Chamonix, impiegando il suo Ozone XXLite. E' decollato dall'Aiguille du Midi per atterrare all'attacco della nord delle Grandes Jorasses, l'ha salita arrampicando in solitaria lungo la difficile via Colton-MacIntyre impiegando solo 3:35 ore, poi è decollato dalla sommità ed è sceso volando fino a Chamonix, atterrando prima delle quattro del pomeriggio.
Nelle sue parole: "Domenica 14 settembre, tre del pomeriggio, sono seduto sulla neve in cima alle Grandes Jorasses, piangendo per la felicità e per l'incredulità di aver realizzato un sogno. Ho atteso per una finestra della meteo, con venti deboli, in modo da poter eseguire un tentativo per realizzare questo sogno. I 10 km/h di vento frontale che accarezzano il mio volto mi danno la garanzia che la mia pazienza ha pagato e ritorno con la mente a questa mattina:
La lunga planata mi conduce direttamente sul ghiacciaio di Leschaux sotto il rifugio. Ore 10:00 AM, sono all'inizio della via, è sublime. Il ghiaccio lascia spazio alla neve ed una vera autostrada mi conduce verso il primo seracco. Uno scambio d'informazioni con il fotografo Pascal Tournaire mi conferma che la via è libera, non ci sono altre cordate sopra la mia testa. Sono sollevato per questo, perché non avrei potuto effettuare il mio tentativo con altri alpinisti impegnati lungo la stessa via a causa del rischio di caduta di pietre e blocchi di ghiaccio. La mia partenza a tarda ora per salire la via verrà compensata dalla velocità di un'ascensione in solitaria; posso godermi il lusso di essere solo sulla parete! Sono le 11:30 AM quando supero i primi tre seracchi della dimensione di palazzi di 10 piani. Alla fine arrivo all'attacco, sono in forma, 400 metri di salita su neve sono serviti per scaldarmi, un ripido couloir, nuovamente pendii nevosi, foto, video, sandwich e raggiungo il passaggio chiave della via. La concentrazione è al massimo all'uscita della ripida parete, a causa della neve inconsistente e del tratto leggermente strapiombante, bilancio accuratamente la distribuzione del mio peso tra mani e piedi. Sono movimenti di danza d'arrampicata su ghiaccio, un po' differenti da quelli della danza 'classica' ma egualmente eleganti e delicati! La cresta sommitale si avvicina, sono in vista della stretta goulotte finale. Il sottile strato di ghiaccio che copre la prima parte del diedro mi costringe ad arrampicare sulle uova. Ero molto dubbioso sul percorso da seguire, ma armato con le foto ed i disegni di Thivel Rémi (grazie Rémi!) riesco a raggiungere i pendii dello sperone Walker in tutta serenità. Mi sento leggero e sollevato. E' solo mentre lascio la vetta e mentre ripercorro in volo la via di salita dove pochi minuti prima stavo lottando, che mi rendo conto di essere riuscito a realizzare un sogno! Passo alcuni cumuli, Chamonix mi apre le sue braccia ed io ritorno sulla terra."